Quando il nemico sei tu: riconoscere e superare l’autosabotaggio

L’autosabotaggio, il nemico silenzioso

A volte ci troviamo a rinunciare a opportunità importanti, a rimandare progetti che ci stanno a cuore, o a minare relazioni e obiettivi che avevamo costruito con fatica. Questi comportamenti non sempre sono frutto del caso o della sfortuna. Spesso, dietro queste dinamiche si nasconde un meccanismo profondo e spesso inconsapevole: l’autosabotaggio.

L’autosabotaggio è quel processo interiore per cui mettiamo ostacoli al nostro stesso benessere, impedendoci di raggiungere risultati, felicità o stabilità. È una dinamica psicologica subdola che può intaccare ogni ambito della vita: lavoro, affetti, salute, crescita personale.

Cos’è l’autosabotaggio? Una definizione psicologica

In psicologia, l’autosabotaggio è definito come un insieme di comportamenti, pensieri e atteggiamenti messi in atto, spesso inconsapevolmente, che interferiscono con il raggiungimento di obiettivi positivi o con la costruzione di relazioni sane.

È una forma di autocomportamento autodistruttivo che può derivare da conflitti interiori, paure radicate, scarsa autostima o meccanismi difensivi disfunzionali.

Le cause profonde dell’autosabotaggio

  • Bassa autostima
  • Paura del fallimento (o del successo)
  • Ansia da prestazione
  • Credenze limitanti
  • Modelli familiari disfunzionali
  • Traumi irrisolti

Caratteristiche e segnali tipici dell’autosabotaggio

  • Procrastinazione cronica: rinviare attività importanti per paura di fallire o avere successo.
  • Paura di esporsi o mettersi in gioco: evitare nuove sfide per timore del giudizio.
  • Autocritica eccessiva: una voce interiore severa che giudica ogni errore.
  • Autosvalutazione continua: sentirsi sempre “non abbastanza”.
  • Scelta sistematica di relazioni tossiche: legami che confermano la bassa autostima.
  • Abbandono di progetti a un passo dalla meta: interrompere iniziative all’ultimo momento.
  • Dipendenze e comportamenti compulsivi: strategie disfunzionali per regolare le emozioni.
  • Eccessivo perfezionismo: paralisi decisionale per la paura di non essere perfetti.

Le forme più comuni di autosabotaggio

  • Relazionale: scegliere partner svalutanti, sabotare relazioni stabili per paura dell’intimità.
  • Lavorativo: evitare opportunità, autosvalutarsi professionalmente.
  • Emotivo: ignorare i bisogni, trattenere le emozioni, punirsi per provare gioia.
  • Comportamentale: alimentazione disordinata, sedentarietà, uso compulsivo della tecnologia.

Strategie per riconoscere e superare l’autosabotaggio

  • Porta alla luce il meccanismo: osserva quando ti autosaboti, scrivilo.
  • Riconosci le credenze limitanti: “non sono capace”, “non merito”… mettile in discussione.
  • Pratica l’autocompassione: tratta te stesso con cura e gentilezza.
  • Agisci a piccoli passi: anche un’azione minima può spezzare il ciclo.
  • Cerca il supporto di un terapeuta: uno spazio sicuro per esplorare e cambiare.
  • Trasforma il dialogo interno: parla a te stesso come faresti con un amico.

Il ruolo della terapia psicologica nel trattamento dell’autosabotaggio

La terapia è uno strumento fondamentale per interrompere il circolo vizioso dell’autosabotaggio. Aiuta a:

  • Esplorare le cause profonde
  • Riconoscere e trasformare schemi disfunzionali
  • Rinforzare l’autostima
  • Costruire nuove modalità relazionali

Approcci efficaci includono:

  • Terapia cognitivo-comportamentale (CBT)
  • Terapia schema-focused
  • Psicoterapia psicodinamica
  • Psicoterapia sistemico-relazionale: il nostro approccio, che considera l’individuo nel suo contesto relazionale e familiare.

Approfondimento cinematografico consigliato

  • Will Hunting – Genio ribelle (1997): genio autodistruttivo salvato dal legame terapeutico.
  • Il lato positivo (2012): riscoprire il proprio valore grazie a legami autentici.
  • Inside Out (2015): accettare tutte le emozioni per non sabotarsi dall’interno.

L’autosabotaggio può sembrare un nemico interno difficile da affrontare, ma è anche una chiave preziosa per la comprensione di sé. Dietro questi comportamenti si celano spesso bisogni non ascoltati, esperienze ferite, modelli appresi nel tempo. Non si tratta di debolezza, ma di un messaggio da decifrare con cura.

Riconoscere questi meccanismi è il primo passo per trasformarli e smettere di ostacolarsi. Con l’aiuto giusto, è possibile interrompere questi cicli ripetitivi e costruire nuove strade, più sane e in armonia con i propri valori e desideri.

Bibliografia (in italiano)

  • Andolfi, M. (2006). La terapia familiare multigenerazionale. Raffaello Cortina Editore.
  • Young, J. E., Klosko, J. S. (2016). Reinventa la tua vita. Erickson.
  • Harris, R. (2010). La trappola della felicità. Erickson.
  • Gilbert, P. (2010). Mindful Compassion. FrancoAngeli.
  • Neff, K. (2014). Sii gentile con te stesso. Sperling & Kupfer.
  • Cyrulnik, B. (2001). I brutti anatroccoli. Raffaello Cortina Editore.
  • Cavaleri, P. (2015). Il nemico dentro di me. Mondadori.

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