Challenge adolescenti: significato, rischi e consigli pratici per genitori

Challenge tra adolescenti: significato, rischi e come affrontarle

Negli ultimi anni le challenge tra adolescenti sono diventate un fenomeno centrale del mondo digitale. TikTok, Instagram e YouTube sono i palcoscenici principali di queste sfide, che spesso si diffondono in modo virale e coinvolgono migliaia di giovani.

Alcune di esse sono divertenti e creative, altre addirittura solidali, ma molte possono risultare pericolose per la salute fisica e psicologica dei ragazzi. Per questo genitori ed educatori hanno bisogno di strumenti per capire meglio questo fenomeno e accompagnare gli adolescenti in scelte più consapevoli.

Cosa significa davvero “challenge”?

La parola challenge deriva dall’inglese e significa “sfida”. Nel suo senso più ampio, rimanda a un’azione che mette alla prova capacità, limiti e resilienza di una persona.

Nella vita quotidiana, una sfida può avere un valore positivo: preparare un esame, iniziare uno sport, affrontare una difficoltà personale. In questi casi, la challenge rappresenta un passaggio di crescita.

Sui social, invece, la parola ha assunto un significato diverso: prove collettive e virali che spingono i giovani a mettersi in gioco pubblicamente, non solo con gli amici ma con una platea vastissima di sconosciuti.

Un breve excursus storico
Le challenge sono nate più di dieci anni fa, e alcune hanno avuto finalità benefiche. Una delle più famose è stata l’Ice Bucket Challenge del 2014, che ha contribuito a sensibilizzare milioni di persone sulla SLA. Negli anni successivi, però, sono comparsi anche fenomeni molto più rischiosi, come il Blue Whale Challenge o altre prove estreme che hanno allarmato famiglie e scuole in tutto il mondo.

Oggi la parola challenge ha quindi un doppio volto: da un lato sfida sana e formativa, dall’altro sfida tossica e pericolosa.

Perché le challenge attirano gli adolescenti?

  • Bisogno di appartenenza: sentirsi parte del gruppo, non rimanere esclusi.
  • Ricerca di visibilità e approvazione: ottenere like, commenti e visualizzazioni.
  • Sperimentazione dell’identità: capire chi sono e come appaio agli altri.
  • Attrazione per il rischio: provare emozioni forti tipiche di questa fase di vita.
  • Imitazione dei modelli: seguire influencer, compagni di classe o personaggi popolari.

Un aspetto neuroscientifico
Le challenge sono così seducenti perché stimolano il rilascio di dopamina, il neurotrasmettitore del piacere e della gratificazione. Ogni like o commento positivo rinforza il comportamento, creando una sorta di circuito che spinge a ripetere l’esperienza.

Tipologie di challenge

Non tutte le challenge sono uguali: distinguerle è fondamentale per capire come reagire.

1. Challenge innocue e creative

  • Balli e coreografie su TikTok.
  • Imitazioni comiche.
  • Ricette da provare e condividere.

👉 Hanno una funzione socializzante e creativa, senza rischi evidenti.

2. Challenge di sensibilizzazione

  • Ice Bucket Challenge (contro la SLA).
  • Movimenti per l’ambiente o contro il bullismo.

👉 Possono avere un impatto positivo e insegnare ai ragazzi il valore dell’impegno collettivo.

3. Challenge rischiose e pericolose

  • Giochi di soffocamento.
  • Assunzione di sostanze nocive.
  • Autolesionismo o atti umilianti.

👉 Sono le più pericolose perché espongono i ragazzi a gravi rischi fisici ed emotivi.

I rischi delle challenge online pericolose

  • Conseguenze fisiche: lesioni, intossicazioni, danni permanenti, fino a conseguenze gravi.
  • Effetti psicologici: ansia, vergogna, senso di fallimento, paura del giudizio.
  • Pressioni sociali: molti ragazzi accettano la sfida per timore di essere esclusi o derisi.
  • Dipendenza digitale: il bisogno di like e approvazione può diventare una vera dipendenza.
  • Impatto scolastico e familiare: il tempo dedicato alle sfide può ridurre concentrazione, rendimento e qualità delle relazioni quotidiane.

Genitori e figli: come affrontare insieme il tema delle challenge

Parlare di challenge con i figli non significa solo proteggerli dai rischi, ma anche rafforzare la relazione genitore–figlio.

Le difficoltà dei genitori

  • Disorientati: il mondo digitale cambia troppo in fretta;
  • Impotenti: hanno la sensazione che i figli vivano in un universo parallelo;
  • Preoccupati: faticano a distinguere una moda innocua da un rischio reale;
  • Frustrati: ogni tentativo di dialogo sembra trasformarsi in conflitto.

Strategie pratiche

  1. Ascoltare senza giudizio
    I ragazzi parlano di più se si sentono compresi. Critiche immediate o divieti netti rischiano di farli chiudere.
  2. Entrare nel loro mondo digitale
    Chiedere spiegazioni, farsi raccontare le tendenze, guardare insieme i video. Questo li fa sentire presi sul serio.
  3. Condividere esperienze personali
    Raccontare le proprie sfide adolescenziali crea un ponte generazionale e riduce la distanza.
  4. Stabilire regole condivise
    Non imposizioni, ma accordi costruiti insieme: orari, tempi di utilizzo, attività alternative.
  5. Riconoscere i loro successi
    Apprezzare quando mostrano spirito critico o scelgono alternative sane rafforza la loro autostima.

Dialoghi possibili

✅ “Capisco che questa challenge ti sembri divertente, ma hai pensato se può essere rischiosa?”
❌ “Se la fai, ti tolgo il telefono!”

Controllo o accompagnamento?

Molti genitori confondono il controllo con la protezione. Ma non è “spiare” i figli che li tutela, bensì accompagnarli: essere presenti, dare limiti chiari e al tempo stesso offrire fiducia e ascolto.

Quando chiedere supporto psicologico

Non sempre i ragazzi chiedono aiuto spontaneamente: spesso tendono a nascondere il disagio per paura di essere giudicati o non capiti. Ecco perché i genitori devono imparare a cogliere i segnali.

  • Uso ossessivo dei social.
  • Isolamento e chiusura comunicativa.
  • Comportamenti autolesivi.
  • Irritabilità costante o sbalzi d’umore estremi.
  • Partecipazione frequente a challenge rischiose.

Psicoterapia come prevenzione
Non bisogna aspettare che la situazione diventi grave: la psicoterapia può essere utile anche in ottica preventiva, per dare all’adolescente uno spazio di espressione e ai genitori strumenti concreti di sostegno.

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